venerdì 28 novembre 2008
martedì 5 giugno 2007
5 giugno
mmm.....scorre dentro tutto e non c'è dotto che lasci uscire fuori. pregno di assordante silenzio. ipercinetica immobilità. un coltello che lascia la pelle soltanto scucita. il sogno in cui non riesci ad avere la forza di correre e/o urlare. prescindere da tutto. mischiarsi tra la gente e sentire quel che c'è. percepire uno spessore. amare come odiare. il coinvolgimento e l'indifferenza. l'intraprendenza e la pigrizia. la volontà e la passione. la disillusione. la depressione. continuo a non conoscere vie di mezzo e comunque adesso siedo sul piatto a terra della bilancia e non vedo pesi che possano quantomeno portarmi all'equilibrio. come esaurire le scorte ma senza essere banali o volgari. è sempre una questione estremamente, inspiegabilmente, terribilmente, temibilmente interiore.
i nostri occhi vedono ciò che vogliono vedere. i nostri amici sono importanti se stiamo insieme a loro. noi siamo importanti per loro. l'amore è un capitolo a parte, troppo più inutilmente complicato.
amiamo chi non ci ama, spesso accade ed è la causa che ci vede vittime agli occhi di chi non vuol vedere, senza dito puntare perchè è così e basta e nulla si può fare. i nostri cuori incoronati non si lasciano comandare da nulla e da nessuno. colano i quarti d'ora. pesanti. è una catarsi. una purificazione. lasciarsi andare un po'. spiegarsi. dispiegarsi. avvolgersi. aiutarsi. ottimizzarsi...è solo sporco da saper lavare bene. sono le 23.11...mi faccio una doccia...
domenica 29 aprile 2007
explosions in the sky...in sad sunday...
Li ascolto mentre provo a surrogare le sensazioni negative di questa ennesima triste domenica pomeriggio, chiuso in casa senza un perchè mentre fuori c'è il sole, c'è il mare, c'è una bicicletta da spolverare ed una macchina da lavare...
Persone che passeggiano con sorrisi compiaciuti nel godimento del giorno di festa ché domani, certo, si torna al lavoro...è così che van le cose.
Persone che gettano pensieri sul bianco. Qual è il motivo...
Credo che serva da specchio, mi leggo come sono oggi...domani sarà diverso, tra un mese ancor di più...o semplicemente uguale a prima dopo un semplice giro di vite.
Mi è più facile l'abisso. E' la gravità in tutte le sue accezioni. E' la disillusione. E' ciò che si ha dentro. Domani sarò smentito. Ed è tutto così normale.
Occhi, capelli, odori, profumi, gesti, baci, parole, sguardi, sorrisi, mani, dita, abbracci, elettricità...poi la formalità, il vuoto, le cose non chieste pari alle cose non cercate ed arrivate con il loro carico di stupore, la mancanza, inevitabile, l' inutile tentativo di andare oltre la consapevolezza.
Sono stanco. Di essere consapevole. Vorrei una pazzia, che arrivi in fretta....una via di fuga.
Sono stanco. Andate. Lasciate.
Sono insofferente alla maggior parte delle cose, ma la maggior parte di esse non mi lascia indifferente.
giovedì 12 aprile 2007
Aprile
La spiaggia nuda si offre all'orizzonte, il sole ancora tiepido ci conforta la pelle.
Allunghiamo di fretta i nostri passi oltre l'inutile massa di gente e puntiamo dritti verso l'arenile. Sottobraccio. Non c'è bisogno che la mia esile voce s' impasti nella folla, l'elettricità mi scuote i pensieri e queste parole sono la polvere che dai pensieri precipita.
Immortalo le immagini, la magìa è reale...è un affresco.
L'imbrunire di Pasqua, scrolliamo la sabbia dalle scarpe e ci sediamo un attimo per riposare.
Il sole ora scende, un ultimo bianco sguardo, un altro saluto, ennesimo rimando all'ignoto del tempo...il ritorno verso casa, di spalle a tutto...davanti il nulla.
lunedì 19 marzo 2007
Marzo
Il vento all'imbrunire. La giacca è una bandiera, si scuciono le coste del velluto, gli occhi sono due fessure, colano le lacrime, sensibili congiuntive come il cuore.
Mancano alcuni volti, altri si scoprono, altri si riscoprono...le questioni da affrontare e da risolvere vanno ad ore, a giorni, a settimane.
Forse torneremo a parlare seduti ai due lati di un tavolo, forse presto, forse domani, forse mai più.
Un blues acido odiato e dannato pone fine all'ennesima domenica, non triste come tante altre, condivisa con persone adatte, quasi improvvisate e per questo più belle.
Nella vita dei dormiveglia quanti pensieri non registrati...quanti sogni non raccontati, quanta comunicazione persa, quanto silenzio...saturazione, gesti stanchi, scarsa volontà...ritardo...restare indietro e non avere molta forza, scavarla e cercarla nella disperazione...nella disperazione?
Questo vento soffia via le nuvole, quelle fuori e quelle dentro, la ragione è sempre attenta, estrema, immobile e sontuosa, lungo le vie, le foglie secche e la suola semi staccata dalla punta della scarpa destra, lo stesso cielo, le stesse strade, la voglia di evadere...giusto un po' all' inizio dell'estate ce la faremo, un po' di gomme in autostrada, qualche strato lasciato a decomporsi sotto il sole.
Quante cose non dirò... per troppi motivi, tutti i possibili motivi....quante città non riuscirò a vedere, sempre più frammentato alla ricerca della fluidità, della coesione e della perfetta coerenza, ma quale?
Le parole da cercare, da scrivere, da "inventare", da mettere insieme e farle suonare dal vento.
domenica 4 febbraio 2007
Février
...domenica pomeriggio, frangente di vita n°35, inverno stentato, umido, pavimenti bagnati, niente fumo nel locale, tutta nebbia nel cervello, un doppio aperitivo con persone note appena , alcune già vicine, altre inevitabilmente distanti, chiacchiere stanche ma cortesi, tentativi d'approccio formali ma sinceri... per ciò che lasceranno. Pareti fredde. Indosso una maglia di cotone manica lunga e collo a V, mi rannicchio, occhieggio al fuoco di un camino, non mi accenna calore.... Antri cerebrali, profondi cunicoli, meandri del quadrigemino, emisferi ipersensibilizzati. La risultante...il nulla, nessun movimento, circostanze, meccanica. Anelastico, armonie distorte, angolari, giochi di sguardi assenti, inesplicabili, impossibili. Sabbie mobili, velleità annegate, pali di luci arancioni su sfondo fumo. Mi avvolgo nella giacca ed usciamo...domenica pomeriggio...
sabato 20 gennaio 2007
Janvier
In fin dei conti è come dovessimo ancora conoscerci, riconoscerci; camminiamo fianco al mare, gettiamo sorrisi, un gesto appannato e timidamente confidenziale non lo lascio fuggire, certo a volte domina il silenzio ma fa parte di tutto. La sensazione scomoda di dire cose fuori luogo, l'attesa di parole adatte al momento, senza pretese. Provo ad alleggerirmi e ad esorcizzare una tensione ormai ingiustificata e comunque presente. In fin dei conti è proprio quel respiro "un dettaglio che ci rende uguali"... ma è davvero soltanto quello e tu credi che io non lo sappia...e sono saturo di pensieri e di parole, e non ho davvero più niente da dire perchè non esistono segnali che possano darmi una direzione da seguire. Resto ad ascoltare, tentando di discorrere formalmente su vicende distanti e parallele, mai trasversali. Non ci sono dei veri ganci, la parete è assolutamente liscia....ed io continuo a scivolare giù mentre mi guardi, e quante volte mi hai guardato affondare...
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